sabato 8 gennaio 2011

Romanzaccio Catanese

CAPITOLO 2

Erano le sei e mezza del mattino, quell’ora dove sole e la luna si incontrano per darsi un fugace saluto prima di iniziare una nuova giornata, le strade deserte cominciano a popolarsi dei primi lavoratori coloro che vedono il giorno prima degli altri ,ormai le edicole a pieno reggime vendono i primi quotidiani , i bar cominciano a fare i primi caffè e i panettieri infornano le prime brioches.
Nella città quelli della nettezza urbana cominciamo a fare il loro nobile lavoro di pulizia forse a volte troppo discriminato, il buon odore di pasticceria spezzava il puzzo dei camion della spazzature misto al sapore acre di umido che era nell aria.
Il sig Franco era lì come ogni mattina da venti anni , nella sua guardiola a iniziare il lavoro da portiere che ormai per lui era un passatempo , la chiave nella toppa della serratura faceva sempre più rumore di secco quella serratura era invecchiata insieme a lui ed erano compagni d’armi , l’androne buio di quel vecchio e storico palazzo in Piazza Manganelli aspettava di essere illuminato con l’ausilio della luce elettrica perché del sole ancora c’era presenza .Erano lì lui e la sua scopa rigida pronti a fare la loro missione , pulire l’entrata del palazzo , al sig Franco non piaceva come pulivano gli spazzini, lui stesso voleva pulire il marciapiede davanti all’androne ,una volta aveva addirittura minacciato a colpi di scopa un povero ausiliario.Franco era così un uomo tutto d’un pezzo , un ex combattente fascista che puliva le scale con la stessa attenzione e devozione di un soldato alle prese col fucile d’assalto, ormai era vecchio pensava e quello che poteva fare doveva farlo con onore prima della pensione sempre più vicina,che aveva desiderato da tempo ma che ora si avvicinava come uno spettro, pensava tutti i giorni a cosa avrebbe fatto dopo e come avrebbe riempito le sue giornate, non gli andava di passare i giorni chiuso in casa a litigare con la moglie o in piazza con quei quattro vecchi amici suoi ,probabilmente avrebbe continuato a spazzare la guardiola anche gratis, avrebbe portato il giornale al Dottore del primo piano o il caffè e cornetto alla vedova del terzo.

Aveva aperto la porta con le sue lunghe mani e aveva trovato come sempre la classica macchina parcheggiata avanti alla porta e con la solita esclamazione che faceva da vent’anni - “ perché la chiamano piazza se la usano come parcheggio” - andando in sincro con il cigolare della porta era pronto ad iniziare la giornata.
C’era qualcosa di strano, come un a montagna bianca in fondo alla piazza , “i soliti incivili a buttar spazzatura sulla strada” ma fra non poco tempo si sarebbe accorto che non era spazzatura mentre le sirene della polizia urlavano squalciando il silenzio del centro……

2 commenti:

  1. Bello, mi piace soprattutto lo stile di scrittura classico e spensierato, come se fosse narrato in prima persona, ma senza mai scadere, andando molto sul poetico. Continua così, è un opera che ha motivo di essere continuata!

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